Sri Lanka, leader mondiale di torture
In occasione della giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura (26 giugno), l’International Truth and Justice Project (ITJP) ha rilasciato una dichiarazione che evidenzia diversi casi di rapimenti e torture di civili tamil perpetrati dalle forze di sicurezza dello Sri Lanka. Il direttore esecutivo dell’ITJP, Yasmin Sooka, ha affermato che lo Sri Lanka è diventato il leader mondiale di torture con migliaia di vittime fuggite all’estero (casi più recenti risalgono a novembre 2020). Sooka ha dichiarato: “Lo Sri Lanka è noto per le torture tanto quanto lo è per il cricket”. Il direttore esecutivo sostiene che sia giunto il momento che l’intero paese riconosca gli abusi e le torture perpetrate sistematicamente in tutti questi decenni e che si smetta di sostenere le forze di sicurezza governative, in quanto le vittime meritano giustizia.
Nella dichiarazione dell’International Truth and Justice Project viene fatto riferimento a recenti testimonianze di vittime di tortura, i quali raccontano di esser stati rapiti e torturati per aver preso parte a campagne contro l’elezione dell’attuale presidente Gotabaya Rajapksa e per aver partecipato alle proteste delle famiglie degli scomparsi.
Yasmin Sooka ha evidenziato che l’arsenale dei torturatori è costituito principalmente da polvere di peperoncino, wickets utilizzati nel cricket, sacchetti di plastica, benzina, tubi da costruzione, barili d’acqua, cavi elettrici, sigarette, filo spinato e ferri da stiro.
Un giovane tamil ha testimoniato e descritto nel dettaglio il suo rapimento. Quest’ultimo ha infatti affermato di esser stato rapito con un furgone da uomini vestiti in uniforme mimetica, i quali lo hanno successivamente torturato e stuprato ripetitivamente. Un’altra vittima ha dichiarato di esser stato interrogato ed intimidato a identificare le persone coinvolte nelle proteste ed attività contro il governo. Un altro giovane tamil, fuggito nel Regno Unito dopo essere stato torturato e violentato dai soldati nel 2019, ha dichiarato di essere stato legato con le mani dietro alla schiena, di esser stato bendato e rapito con un furgone. Il testimone più giovane aveva solo 19 anni quando è stato detenuto, torturato e brutalmente violentato. Molte vittime, fuggite nel Regno Unito, hanno tentato il suicidio a causa del trauma psicologico derivante dalle loro esperienze.
All’inizio di questo mese, un tribunale britannico ha constatato che i tamil che svolgono attività politiche nel Regno Unito, se deportati nello Sri Lanka, possono essere a rischio di maltrattamenti e torture. In passato solamente coloro che avevano un ruolo significativo nell’attivismo della diaspora tamil affrontavano il rischio di persecuzione sull’isola. Attualmente i criteri di persecuzione sono stati estesi ad attività come pubblicazione sui social media, partecipazione ad eventi commemorativi e firma di petizioni. Tali attività vengono infatti considerate dal governo dello Sri Lanka come “antigovernative”.
Nella dichiarazione dell’ITJP si fa riferimento anche alla continua deportazione dei rifugiati tamil dalla Germania, nonostante quest’ultima abbia votato a favore della risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che ha riconosciuto la violazione dei diritti umani nello Sri Lanka.