Diritti Umani | Genocidio

Continuano le proteste dei familiari tamil

Secondo la relazione delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate ed involontarie, lo Sri Lanka detiene il secondo numero più alto di sparizioni forzate al mondo. Sull’isola ci sono oltre 100.000 casi irrisolti di sparizioni avvenute nelle ultime fasi del conflitto armato (maggio 2009). A distanza di 12 anni, le famiglie tamil sono ancora alla ricerca dei propri cari, molti dei quali erano sotto la custodia del governo dello Sri Lanka. La maggior parte di questi sono tamil provenienti dal nord-est dell’isola, tra cui ex membri delle LTTE, persone scomparse dagli ospedali, persone scomparse dai campi per sfollati interni, persone scomparse in seguito a rapimenti con furgoni bianchi e persone arbitrariamente arrestate nei posti di blocco militari sotto la draconiana legge “Prevention of Terrorism Act“.

Il 19 febbraio 2017, in seguito alla frustrazione per una mancata azione da parte del governo dello Sri Lanka, le famiglie degli scomparsi hanno iniziato una protesta lungo le strade di Kilinochchi, scatenando un’ondata di proteste anche a Mullaitivu, Marunthankery, Vavuniya e Trincomalee. Il dramma dei familiari viene utilizzato come argomento di discussione dai politici e dalla Comunità Internazionale, ma non sono mai stati presi provvedimenti concreti.

Da ormai oltre 4 anni (più di 1500 giorni) le famiglie degli scomparsi protestano ininterrottamente in tutto il nord-est dell’isola chiedendo risposte sul destino dei propri familiari. Ad oggi oltre 80 familiari sono deceduti durante questa lotta per la giustizia senza aver mai ricevuto una risposta o rivisto i propri cari.

In seguito all’elezione dell’attuale presidente Gotabaya Rajapaksa, le famiglie delle persone scomparse temono una regressione sui progressi delle loro richieste e hanno timore che la loro stessa sicurezza venga messa a repentaglio. Nel 2015, il governo dello Sri Lanka ha firmato la Convenzione Internazionale per la protezione di tutte le persone scomparse. Tuttavia, quest’ultimo ha apertamente violato l’articolo 2 della Convenzione rifiutando di accettare il crimine e nascondeno il destino o il luogo in cui si trovano i tamil scomparsi per mano dei militari.

“For the purposes of this Convention, enforced disappearance is considered to be the arrest, detention, abduction or any other form of deprivation of liberty by agents of the State or by persons or groups of persons acting with the authorization, support or acquiescence of the State, followed by a refusal to acknowledge the deprivation of liberty or by concealment of the fate or whereabouts of the disappeared person, which place such a person outside the protection of the law.”

Articolo 2 della Convenzione Internazionale per la protezione di tutte le persone scomparse

Il 20 maggio 2021 l’ex ispettore generale della polizia, Hapu Arachchige Jayantha Shantha Kumara Wickremaratne, è stato nominato come membro dell’Ufficio delle persone scomparse. Durante il conflitto armato, Wickremaratne era a capo di tre unità di polizia responsabili di sparizioni forzate di massa ed è ora responsabile delle indagini sulle sparizioni dell’isola. Questo ha alimentato ulteriormente malcontento tra i familiari che hanno perso fiducia in qualsiasi processo interno.

I familiari delle persone scomparse e gli attivisti richiedono alla Comunità Internazionale di avviare un’indagine internazionale ed indipendente sulle sparizioni forzate e sulle atrocità commesse dal governo dello Sri Lanka. Le loro richieste sono:

  • il rilascio di informazioni veritiere circa le persone che sono state rapite e/o trattenute nei campi profughi prima e dopo il conflitto armato;
  • il rilascio di informazioni su tutti i prigionieri politici attualmente detenuti;
  • il rilascio immediato dei prigionieri attualmente detenuti;

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