Diritti Umani | Genocidio

9 Dicembre: Giornata Internazionale per la commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio

Il 9 dicembre 2021 ricorre la Giornata Internazionale della commemorazione e della dignità delle vittime del crimine di genocidio e della prevenzione di quest’ultimo. Sono passati 73 anni da quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (Convenzione sul genocidio), il primo trattato sui diritti umani adottato dall’ONU. Questa Convenzione rappresenta l’impegno della Comunità Internazionale a condannare qualsiasi genocidio e stabilisce inoltre l’obbligo per gli Stati di prevenire e punire i crimini di genocidio.

Che cos’è il genocidio?

Sebbene la storia dell’umanità sia macchiata da diversi casi di eccidi innescati dal dualismo noi-loro,la necessità di una nuova concezione dello sterminio di massa emerse nel Novecento, teatro dei regimi totalitari, in cui la violenza venne nobilitata come strumento di pulizia etnica, politica e sociale. Le vicende della Seconda Guerra Mondiale, ed in particolare l’eliminazione sistematica degli ebrei, spinsero il giurista Raphael Lemkin a definire una “nuova” tipologia di massacro, diversa dall’omicidio di massa o dalla denazionalizzazione per la presenza di un solo specifico, ovvero l’intenzione di annientare un gruppo di individui in quanto tale. Nella sua opera “Axis Rule in Occupied Europe”, infatti Lemkin descrisse il genocidio come il piano coordinato di differenti azioni mirate alla distruzione dei fondamenti essenziali della vita di gruppi nazionali, con l’intento di annientarli: da qui si spiega anche l’etimologia del termine stesso, ottenuto dalla fusione del greco γένος (ghénos = nazione, etnia) e del latino caedēs ( = uccisione, strage).

Gli individui, selezionati esclusivamente perché membri del gruppo preso di mira, vengono non solo eliminati o danneggiati gravemente a livello fisico, ma vengono spogliati della loro identità, della cultura, della lingua, della religione e dei sentimenti nazionali. Da quest’ultima riflessione Lemkin coniò distintamente l’espressione “genocidio culturale”, a ribadire non solo il bisogno di affermare la superiorità biologica del perpetratore, ma anche di distruggere i tratti identitari – lingua, religione, usi e costumi – delle vittime. Il genocidio viene, infine, portato a termine con l’imposizione dell’identità del gruppo egemone ai superstiti del gruppo annientato, attraverso la colonizzazione dei territori precedentemente occupati dalle comunità scacciate.

La Convenzione sul genocidio

L’articolo 2 della Convenzione sul genocidio definisce il genocidio come “qualsiasi atto commesso con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”, tra cui:

  • uccidere i membri del gruppo;
  • causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo;
  • infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per determinarne la distruzione fisica in tutto o in parte;
  • imporre misure volte a prevenire le nascite all’interno del gruppo;
  • trasferimento forzato dei bambini del gruppo in un altro gruppo.

La Convenzione inoltre conferma che il genocidio, commesso in tempo di pace o di guerra, è un crimine di diritto internazionale e che gli stati aderenti alla Convenzione si impegnano a “prevenire e a punire”, si impegnano al “mai più”.

Il genocidio della nazione Eelam Tamil

In occasione di quest’importante giornata i Tamil ricordano e chiedono giustizia per tutti gli Eelam Tamil vittime del “lento e silenzioso” genocidio strutturale ad opera del governo dello Sri Lanka. L’ostilità nei confronti del popolo Eelam Tamil affonda le proprie radici nel Mahavamsa, poema epico del V secolo in cui viene raccontata e glorificata la superiorità di razza dei Cingalesi e i Tamil vengono paragonati a “bestie”. L’ideologia genocida iniziò a prendere forma concreta in seguito all’indipendenza dello Sri Lanka nel 1948 con i primi pogrom e riforme discriminatorie, come il “Sinhala Only Act” del 1956 e la legge di standardizzazione del 1971. La nazione Eelam Tamil iniziò così a richiedere la restaurazione della propria sovranità nella loro madrepatria (nord-est dell’isola) attraverso proteste non violente e quando queste furono represse con il sangue, i Tamil intrapresero la resistenza armata.

Il genocidio del “Luglio Nero” del 1983 è un altro importante esempio del tentativo di eliminare fisicamente i Tamil. SI trattò infatti uno dei più grandi pogrom anti-tamil post-coloniale che vide l’uccisione di oltre 3000 Tamil, la distruzione di almeno 5.000 negozi, lo stupro di oltre 500 donne e l’esodo di circa 50.000 Tamil.

L’apice del genocidio è stato raggiunto nelle ultime fasi finali del conflitto armato nel maggio 2009. Le forze governative hanno deliberatamente bombardato a tappeto le “No Fire Zones”, uccidendo migliaia di civili Tamil. Utilizzarono armi proibite dal diritto internazionale, come bombe grappolo e armamenti al fosforo, e limitando l’arrivo di cibo e forniture mediche necessarie. Rapimenti ed esecuzioni capitali erano all’ordine del giorno. I Tamil furono sessualmente violentate e medici filo-governativi praticarono aborti forzati e sterilizzazioni sulle donne Tamil.

I crimini sopra citati sono atti genocidi commessi dal Governo dello Sri Lanka, il quale continua a rinnegare e si rifiuta di assumersi le responsabilità. Come precedentemente detto, in base alla Convenzione sul Genocidio ogni Stato deve prevenire e punire gli atti di genocidio. Sfortunatamente la Comunità Internazionale non ha adempito i suoi obblighi. Non è attualmente presente alcun meccanismo giudiziario credibile o responsabilità penale che possa fornire giustizia alle vittime Tamil. Dopo 12 anni dalla fine del conflitto armato, conclusasi con uccisioni di massa, la Comunità Internazionale non solo non è riuscita a fermare il genocidio ma non è nemmeno riuscita a mantenere la promessa del “mai più”.

La prevenzione e la punizione dei crimini di genocidio è necessaria per porre fine alle impunità. La Diaspora Tamil ha esortato e continua ad esortare la Comunità Internazionale a riconoscere ufficialmente il genocidio del popolo Eelam Tamil ed imporre sanzioni al Governo dello Sri Lanka fino a quando non verrà stabilito un meccanismo giudiziario per indagare i crimini di genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. La Comunità Internazionale deve adempire i suoi obblighi legali ai sensi della Convenzione e punire i responsabili.

Noi ricordiamo! Noi resistiamo!

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