Risoluzione di Vaddukoddai

Sono passati ben 45 anni da quando il popolo Eelam Tamil ha proclamato al mondo le sue aspirazioni politiche attraverso la risoluzione di Vaddukoddai sotto la guida di S.J.V. Chelvanayagam. Questa risoluzione rappresenta una pietra miliare nella lotta per l’autodeterminazione del popolo Eelam Tamil. Nel 1970 il Fronte Unito (UF), guidato dal primo ministro Srimavo Bandaranaike, salì al potere adottando due nuove politiche discriminatorie: il “Sinhala Only Act”, atto che sostituì l’inglese con il cingalese come unica lingua ufficiale, e la legge di standardizzazione dei voti, un sistema discriminatorio che regola l’ammissione all’università in cui viene richiesto agli studenti tamil di ottenere voti più alti rispetto agli studenti cingalesi. La nuova costituzione del 1972 esacerbò ulteriormente il malcontento tra la nazione Tamil e la volontà di rivendicare i propri diritti e la propria autodeterminazione. 

Nel 1975 i partiti Tamil si fusero in unico partito, il Tamil United Liberation Font (TULF). La prima convenzione nazionale del TULF ebbe luogo il 14 maggio 1976 a Vaddukoddai dove venne adottato una risoluzione unanime chiamata per l’appunto Risoluzione di Vaddukoddai, con la quale la nazione Eelam Tamil rivendicò la propria madrepatria, il Tamil Eelam, uno stato sovrano, laico e libero.  Con questa risoluzione venne inoltre accusato il governo dello Sri Lanka di alienare la nazione tamil del suo territorio, lingua, cittadinanza, vita economica, opportunità di lavoro e istruzione, ma soprattutto della sua volontà di esistere come entità separata e nazione distinta. 

Come risultato della risoluzione di Vaddukoddai, il Tamil United Liberation Front divenne il primo partito ufficiale Tamil di opposizione dello Sri Lanka e fu la prima volta che un partito Tamil ottenne il secondo maggior numero di seggi in parlamento. Il TULF, nelle elezioni parlamentari del 1977 conquistò 18 seggi, ed ottenne principalmente voti nei distretti nord ed est dell’isola. Il successo del partito tamil nelle elezioni causò i pogrom anti-tamil del 1977, in cui i civili cingalesi causarono la morte di centinaia di Tamil. 

 Il 21 marzo 2021, un anno dopo dalla fine del conflitto armato, la diaspora Tamil di tutto il mondo si è mobilitata conducendo un referendum per ribadire la  volontà di riconoscere l’autodeterminazione del popolo Eelam Tamil e della sua patria. Nonostante i tentativi del governo dello Sri Lanka di impedire ciò, numerosi referendum sono stati condotti da organizzazioni indipendenti in dieci paesi: Italia, Norvegia, Francia, Canada, Svizzera, Olanda, Regno Unito, Danimarca ed Australia. La diaspora Tamil è stata chiamata ad esprimere il proprio parere sul riconoscimento dello stato del Tamil Eelam. Hanno votato 3680 cittadini di madrelingua tamil residenti in Italia (75% aventi diritto). L’Italia fu suddivisa in 7 circoscrizioni e le elezioni sono state monitorate da diverse associazioni ed ONG coordinate dal COCIS. Il risultato del referendum fu di 98,8% SI e 1,2% NO. Furono inoltre eletti 20 membri del consiglio dei Tamil in Italia.