Che cos’è il genocidio? 

Sebbene la storia dell’umanità sia macchiata da diversi casi di eccidi innescati dal dualismo noi-loro, la necessità di una nuova concezione dello sterminio di massa emerse nel Novecento, teatro dei regimi totalitari, in cui la violenza venne nobilitata come strumento di pulizia etnica, politica e sociale. Le vicende della Seconda Guerra Mondiale, ed in particolare l’eliminazione sistematica degli ebrei, spinsero il giurista polacco Raphael Lemkin a definire una “nuova” tipologia di massacro, diversa dall’omicidio di massa o dalla denazionalizzazione per la presenza di un dolo specifico, ovvero l’intenzione di annientare un gruppo di individui in quanto tale. 

Nella sua opera “Axis Rule in Occupied Europe”, infatti Lemkin descrisse il genocidio come il piano coordinato di differenti azioni mirate alla distruzione dei fondamenti essenziali della vita di gruppi nazionali, con l’intento di annientarli: da qui si spiega anche l’etimologia del termine stesso, ottenuto dalla fusione del greco γένος (ghénos = nazione, etnia) e del latino caedēs ( = uccisione, strage). Gli individui, selezionati esclusivamente perché membri del gruppo preso di mira, vengono non solo eliminati o danneggiati gravemente a livello fisico, ma vengono spogliati della loro identità, della cultura, della lingua, della religione e dei sentimenti nazionali. Da quest’ultima riflessione Lemkin coniò distintamente l’espressione “genocidio culturale”, a ribadire non solo il bisogno di affermare la superiorità biologica del perpetratore, ma anche di distruggere i tratti identitari – lingua, religione, usi e costumi – delle vittime. Il genocidio viene, infine, portato a termine con l’imposizione dell’identità del gruppo egemone ai superstiti del gruppo annientato, attraverso la colonizzazione dei territori precedentemente occupati dalle comunità scacciate. 

Il popolo Eelam tamil: un genocidio sconosciuto

Neanche una situazione di belligeranza tra Stati giustifica il genocidio di un gruppo nazionale, definito come il crimine dei crimini proprio per la sua gravità: al contrario, in contesti simili le ostilità devono essere condotte esclusivamente tra gli eserciti in campo, lasciando illesi i civili. Eppure, quando migliaia di civili Eelam tamil furono eliminati da bombardamenti a tappeto, dall’utilizzo di armi proibite dal diritto internazionale, da stupri, rapimenti ed esecuzioni capitali extra-giudiziarie ad opera delle forze armate cingalesi durante la fase finale del conflitto armato nello Sri Lanka, la comunità internazionale chiuse un occhio. E chiuse anche l’altro.

Sarebbe approssimativo ed errato escludere le suddette condotte criminose dal concetto di genocidio, in quanto l’ostilità dei cingalesi nei confronti degli Eelam tamil affonda le proprie radici nel Mahavamsa, poema epico del V secolo, e iniziò a trasparire dai primi pogrom e dalle riforme discriminatorie. Il popolo tamil iniziò così a richiedere una sovranità distinta nella loro madrepatria attraverso proteste non violente, e, quando queste ultime furono represse con la violenza, attraverso la resistenza armata. Tutt’oggi continua il genocidio contro gli Eelam tamil, dietro un’apparente convivenza pacifica tra tamil e cingalesi, mettendo in cattiva luce la lotta e i sacrifici delle Tigri Tamil davanti alla Comunità Internazionale, ma soprattutto davanti alle giovani generazioni di Eelam tamil che non hanno un’esperienza diretta con il conflitto. Si riconoscono, quindi, la volontà e la sistematicità nell’annientare la nazione Eelam tamil.

Per evitare la cancellazione delle schiaccianti prove che incriminano lo Stato dello Sri Lanka del genocidio contro gli Eelam tamil, la Diaspora tamil di tutto il mondo si è impegnata, e si impegna tuttora, a sensibilizzare la Comunità Internazionale sui crimini perpetrati dal governo srilankese e a rivendicare il diritto all’autodeterminazione degli Eelam Tamil. Finora sono state approvate diverse risoluzioni che riconoscono il genocidio degli Eelam tamil e richiedono che si faccia ricorso ad indagini internazionali per il caso: citiamo, ad esempio, la delibera del Comune di Valdilana e la sentenza del Tribunale permanente dei popoli, che ha peraltro riconosciuto la complicità nel crimine di altri Stati, come il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America.

Inoltre, il 06 maggio di quest’anno, in Canada è stata approvata la legge 104 “Tamil Genocide Education Week Act”, che prevede un periodo di 7 giorni compreso tra l’11 e il 18 maggio dedicato alla divulgazione della storia del genocidio del popolo tamil e alla sensibilizzazione degli abitanti di Ontario circa i genocidi che furono – e vengono ancora oggi – perpetrati nel mondo. Difatti, un elemento indispensabile per rendere è proprio la memoria, che va custodita non solo per il ruolo che svolge nel dare forma all’identità di questa nazione, ma anche per evitare che simili atrocità si ripresentino nella storia, ed evidenziare come l’indifferenza degli Stati e la loro complicità nei confronti del genocidario abbiano facilitato la cancellazione della vita politica e culturale della nazione vittima che altrimenti si sarebbe potuto impedire.

18 maggio – Giornata contro il genocidio del popolo Eelam tamil

Il 18 maggio è la giornata contro il genocidio del popolo Eelam tamil. Il 18 maggio 2009 fu dichiarata la fine del conflitto armato da parte del Governo dello Sri Lanka, ma il genocidio degli Eelam tamil continua ininterrottamente. Si tratta di un processo genocida che ha raggiunto livelli estremi durante la fase finale della guerra. Le autorità governative, trascurando tutte le norme internazionali, hanno utilizzato cibo e medicinali come armi di guerra contro i civili tamil e sistematicamente bombardato, con armi che violano la convenzione di Ginvera, le così dette “No Fire Zones” in cui il governo aveva intrappolato centinata di migliaia di civili tamil sfollati. In questa carneficina persero la vita oltre 70.000 civili e 146.679 civili continuano a mancare all’appello.

Anche se il conflitto armato è stato dichiarato concluso, continua il genocidio degli Eelam tamil. L’intento principale del Governo dello Sri Lanka non è solo l’eliminazione definitiva del popolo Eelam tamil, ma quello di alienarlo dalla sua storia e dalla sua esperienza, di spogliarlo dal suo passato, presente e futuro. Fino ad oggi i diritti umani continuano ancora ad essere violati e il Governo dello Sri Lanka continua a rinnegare ogni tipo di responsabilità! Di fronte alla negazione del riconoscimento del diritto all’autodeterminazione, alla persecuzione, alla distruzione fisica e culturale, il popolo Eelam tamil rifiuta di accettare la condizione di minoranza in uno stato apparentemente unitario. Il popolo tamil si identifica come “Eelam tamil” e non come “Tamil dello Sri Lanka”. Gli Eelam tamil infatti rappresentano la maggioranza nella propria madre patria, il Tamil Eelam.

We remember! We resist!